Rio 2016 - Ciclismo - Soltanto onore all'Italia grande e sfortunata
Il sogno olimpico di Nibali in fuga con Henao e Majka dopo aver fatto selezione infranto dalla caduta a 11 km dal traguardo. Oro al belga Van Avermaet, argento al danese Fuglsang, bronzo al polacco risparmiato dalla malasorte, sesto Aru
Peccato! Era difficile, molto difficile mantenere fede alle aspettative. Partire con i favori del pronostico e trovarsi poi, nel momento cruciale della gara, lì davanti, in testa, con serie possibilità di vittoria. Era difficile, ma Vincenzo Nibali e la formazione messa in strada da Davide Cassani ci stava riuscendo. Con una gara a tratti esaltante. Poi, a 11 chilometri dalla conclusione Vincenzo Nibali vola per terra in una curva in discesa insieme al colombiano Henao. La corsa dell'Italia, nonostante il coraggioso ed indomito Aru, rimasto attardato nel secondo gruppo e infine sesto al traguardo, finiva lì.
Peccato, non si riesce a trovare un termine migliore. Ma l'Italia di Davide Cassani esce da questa gara a testa alta. Ha dato l'impressione di essere il gruppo meglio organizzato, più affiatato e preparato, anche mentalmente, per una corsa così dura, a tratti impossibile da gestire e legare con un filo tattico.
La cronaca della gara si potrebbe riassumere in quanto accaduto a 30 chilometri dalla conclusione. In fuga c'erano sei corridori: Henao, Kwiatkowski, Thomas, Van Avermaet, Zeits e Damiano Caruso. Una situazione questa già ottimale per i nostri colori, ma Davide Cassani aveva organizzato le cose in modo ancora migliore. In discesa (molto tecnica e ricca di insidie) uscivano da dietro come furie Aru e Nibali. Lasciavano il resto del gruppo sui pedali e si riportavano sui primi. Gli azzurri avevano dato il via alle danze. Per 15 chilometri la maglia dell'Italia campeggiava costantemente in testa al gruppo. Prima Damiano Caruso, poi Fabio Aru facevano l'andatura, costringendo gli altri alla difensiva.
A 20 chilometri dalla conclusione, esaurito il lavoro di Caruso e Aru (encomiabili per l'abnegazione, come De Marchi e Rosa nella prima parte), entrava in azione Vincenzo Nibali, l'uomo atteso alla vigilia. Il siciliano non ha mancato le aspettative e, nel momento in cui serviva il forcing, dava due-tre tirate che riducevano il gruppo dei primi a solo tre uomini: lui, Henao e Majka, gli unici in grado di seguirlo sulle pendenze impossibili del circuito carioca. Due avversari di grande rispetto, ma sicuramente alla sua portata anche in un eventuale arrivo in volata. Soprattutto due avversari interessati quanto Nibali che la fuga andasse in porto e quindi disposti a collaborare nella successiva discesa e poi nel tratto pianeggiante finale.
Tutto perfetto... tutto troppo perfetto in una giornata un po' sfortunata, questa prima alle Olimpiadi, per lo sport italiano. Infatti a 10 chilometri dalla conclusione, su una curva che piegava a sinistra e poi a destra, Nibali cadeva. Con lui anche Henao. La corsa per l'Italia finisce qui, anche se il perfetto gioco di squadra del gruppo di Davide Cassani permetteva di coltivare ancora qualche timida speranza con Fabio Aru, in grado di reggere con il gruppetto dei primi inseguitori nonostante il grande lavoro fatto in precedenza. Ma, mentre Majka provava a raccogliere il regalo della sorte e coprire i chilometri restanti da solo, dal gruppo inseguitore evadevano Fulgslang e Van Avermaet. In breve si riportavano sul fuggitivo. La volata non aveva storia e il belga coglieva il successo sicuramente più importante della sua carriera.
Vincenzo Nibali non ha terminato la gara. Nella caduta ha battuto la spalla e per precauzione è stato sottoposto ad accertamenti che hanno rivelato la doppia frattura della clavicola. Per lui Olimpiadi finita. Tornerà in Italia nei prossimi giorni. Resta l'amarezza per un'Olimpiade corsa da grande protagonista, nonostante il peso di una responsabilità sopportato con il piglio del grande campione, e un epilogo veramente sfortunato.
Fonte Federciclismo